E’ ormai evidente la natura del governo Monti come
costituente di un nuovo ordine liberista, antipopolare, tecnocratico e
antidemocratico.
Le misure da esso approvate ( dalla “riforma” delle
pensioni, alla riduzione dei trasferimenti agli Enti Locali, allo
smantellamento dell’art. 18, alla spending review, per finire all’inserimento
in Costituzione del pareggio di bilancio e all’approvazione del “fiscal
compact”) non solo hanno gettato il Paese in una spirale recessiva,
scaricandone, in termini di reddito, di diritti e di prospettive occupazionali,
il costo sui lavoratori, i pensionati, gli immigrati, i giovani e le donne, ma,
se non rapidamente revocate, rischiano di condizionare la tenuta del Paese e il
livello di vita delle masse popolari per un’intera fase storica.
La costruzione del regime liberista è sostenuta da
un’ampia campagna ideologica, condotta dalla quasi totalità dei mezzi
dell’informazione e della comunicazione di massa e da gran parte della cultura
accademica e dell’intellettualità diffusa, fondata su due pilastri: la
rappresentazione mistificata della crisi, della sua natura e delle sue cause, e
l’invocazione della risposta liberista alla crisi stessa in quanto priva di
alternative e dettata da uno stato di
necessità.
Da ciò l’appello alla “tecnica” e ai “tecnici” come al deus ex machina a cui va
demandata la gestione della cosa pubblica, e la conseguente messa in mora della
normale dialettica politica democratica.
Non è casuale che, in questo contesto, dall’interno
dei Think tanks delle classi dominanti e degli apparati del potere, con largo
coinvolgimento delle forze politiche subalterne al progetto neoliberista,
emerga con insistenza la proposta di un governo Monti-bis e che a questo esito
vengano finalizzate tutte le scelte di fine legislatura, dalla data delle
elezioni alla legge elettorale. In ogni caso, la dialettica politica appare
bloccata dalla falsa alternativa tra il Monti-bis e un governo che comunque
assicuri la continuità con le politiche di Monti.
Occorre smontare questa falsa alternativa, lavorando
alla costruzione di un polo che unisca tutte le forze antiliberiste, politiche,
associative, sindacali, che si oppongono
da sinistra a Monti e candidandolo a governare il Paese sulla base di un
programma alternativo, fondato su una redistribuzione egualitaria delle risorse
e su una riconversione dell’economia socialmente e ambientalmente sostenibile.
Per quanto riguarda il Molise, non si può non
ribadire, pur nella specificità, che la sua vicenda economica,sociale e
politica, non è indipendente da quanto avviene a livello nazionale.
Basti pensare a come incidano sul tessuto regionale
le misure della spending review, che tagliano centinaia di posti letto
ospedalieri, definanziano strutture di cura e di riabilitazione, impongono nei
piccoli paesi dell’interno, a prevalente popolazione anziana, la chiusura degli
uffici postali, comportano il drastico ridimensionamento del trasporto pubblico,
impongono, nel dimensionamento della rete scolastica, parametri assurdi per una
realtà caratterizzata da una forte dispersione demografica sul territorio.
Basti pensare ai vincoli feroci che imporranno il
pareggio di bilancio e il “fiscal compact”. In Molise, come in Italia, l’atteggiamento nei
confronti delle politiche liberiste del governo Monti costituisce una discriminante politica.
Del resto, è già operante, su iniziativa del nostro
Partito, un patto di consultazione tra forze politiche e associative che si
oppongono al governo Monti, sulla base del quale abbiamo dato vita a molte
iniziative unitarie.
Di fronte alla crisi drammatica economica,
occupazionale e ambientale che attanaglia il Molise è necessario che il Partito,
nei prossimi mesi, continui a stimolare presa di coscienza e vertenzialità,
sviluppando la sua capacità di essere vicino ai problemi dei lavoratori e dei
cittadini.
In questo senso, grande importanza riveste la
campagna per la raccolta di firme per promuovere referendum abrogativi delle norme che di
fatto hanno smantellato l’art. 18 dello statuto dei lavoratori e dell’articolo
8 dell’ultima finanziaria di Berlusconi, che consente di derogare in azienda
dalle leggi e dal contratto nazionale di lavoro.
Di pari importanza sono la raccolta di firme per
sottoporre a referendum la riforma Fornero delle pensioni, che ha sconvolto le
prospettive di vita di centinaia di migliaia di lavoratori anziani, e quella
per presentare una proposta di iniziativa popolare che introduca il reddito garantito
per i giovani.
La campagna per i referendum, dal punto di vista
politico, può e deve svolgere una duplice funzione: consentirci, da una parte,
di fare informazione e sviluppare presa di coscienza di massa su temi di grande
rilievo sociale e sulla crisi in generale, promuovendo l’opposizione sociale
alle politiche del governo, dall’altra, di rafforzare i rapporti tra le forze
politiche e associative che si oppongono a tali politiche, dando corpo alla
proposta di costruire, anche in Molise, un polo alternativo alle forze, in
varia misura, subalterne al progetto liberista.
L’obiettivo è,
tra gli altri, quello di determinare, anche nella prospettiva di possibili
elezioni a breve per il rinnovo del Consiglio regionale, le condizioni per equilibri politici più avanzati e per
aggregazioni elettorali chiaramente connotate
a sinistra. Allo stato attuale, tali condizioni non sono date.
Esse vanno
costruite attraverso l’impegno
concorde dell’intero quadro del Partito regionale. Pur consapevole dei
danni gravi che la decennale gestione familistica e clientelare della Regione
da parte di Michele Iorio ha arrecato alla società molisana e alla credibilità
delle sue istituzioni democratiche e alla politica, il PRC regionale considera
negativamente la prospettiva di un’alleanza realizzata al solo fine di “battere
Iorio”.
Obiettivo del PRC molisano è battere, con Iorio, il
sistema “neofeudale” e “neodemocristiano” di dominio del territorio, che
continua a mortificare le reali potenzialità di sviluppo e di emancipazione
della nostra regione. Obiettivo del PRC è orientare l’attività legislativa
della Regione a sostegno della partecipazione popolare alle scelte e della
promozione dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.
Condizione perché ciò si realizzi è la costruzione di
un polo della sinistra antiliberista in Molise, tenendo conto, peraltro, che la
riduzione a 20 del numero dei consiglieri( che, lungi dall’essere la risposta
agli eccessivi “costi della politica”, è in realtà una misura che tende a
restringere ulteriormente la rappresentanza popolare) rende ancor più
problematico garantire la presenza della sinistra in seno alla assemblea
regionale.
A fronte di tutto ciò il PRC intende convocare gli
stati generali delle forze politiche e sociali che si oppongono al governo
Monti e in alternativa e autonomia dal PD, al fine di costruire, anche in vista
delle possibili nuove elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, una
coalizione politica ed elettorale alternativa.
Campobasso 30 settembre 2012
Nessun commento:
Posta un commento