martedì 2 ottobre 2012

PRC- CON I COMITATI NO TRIV



Le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico aggiornate a dicembre 2011 indicano come certa la presenza nei fondali marini di appena 10,3 milioni di tonnellate di petrolio che, in considerazione degli attuali consumi, sarebbero sufficienti per il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al totale delle riserve certe, comprese quelle presenti nel sottosuolo italiano, concentrate soprattutto in Basilicata, nel complesso le stesse verrebbero consumate in appena 13 mesi. 

Per sole 7 settimane di profitto è opportuno svendere e distruggere un area marina protetta come le Isole Tremiti? E’ opportuno distruggere questa bellezza naturale, ricca di biodiversità e motore trainante dell’economia turistica della Puglia settentrionale e del Basso Molise?
NO, NO, NO!!!
Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise scenderà in piazza sabato 6 Ottobre a Manfredonia (FG), a fianco dei comitati NOTRIV, delle associazioni ambientaliste e dei comuni che si oppongono alla svendita di un patrimonio naturalistico-ambientale come le Isole Tremiti.  
Sarebbe opportuno rimettere al centro dell’agenda politica il cambio radicale dell’intero sistema economico e  produttivo, che riguardi anche le energie e la mobilità.
In ogni luogo dove si manifesta la volontà di difendere il proprio territorio dagli attacchi delle multinazionali e si propongono alternative a questo sistema liberista che deturpa l’ambiente, i diritti e la stessa dignità umana, NOI saremo presenti. Non si tratta di cavalcare onde populiste di dissenso, ma di puro buon senso e rispetto per la Madre Terra e per i popoli che la abitano.  
Campobasso, lì  2 ottobre 2012
Partito della Rifondazione Comunista – Fed. Prov. Di Campobasso

lunedì 1 ottobre 2012

Documento assunto all'attivo regionale del PRC del 30.09.12



E’ ormai evidente la natura del governo Monti come costituente di un nuovo ordine liberista, antipopolare, tecnocratico e antidemocratico.
Le misure da esso approvate ( dalla “riforma” delle pensioni, alla riduzione dei trasferimenti agli Enti Locali, allo smantellamento dell’art. 18, alla spending review, per finire all’inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio e all’approvazione del “fiscal compact”) non solo hanno gettato il Paese in una spirale recessiva, scaricandone, in termini di reddito, di diritti e di prospettive occupazionali, il costo sui lavoratori, i pensionati, gli immigrati, i giovani e le donne, ma, se non rapidamente revocate, rischiano di condizionare la tenuta del Paese e il livello di vita delle masse popolari per un’intera fase storica.
La costruzione del regime liberista è sostenuta da un’ampia campagna ideologica, condotta dalla quasi totalità dei mezzi dell’informazione e della comunicazione di massa e da gran parte della cultura accademica e dell’intellettualità diffusa, fondata su due pilastri: la rappresentazione mistificata della crisi, della sua natura e delle sue cause, e l’invocazione della risposta liberista alla crisi stessa in quanto priva di alternative  e dettata da uno stato di necessità.
Da ciò l’appello alla “tecnica” e  ai “tecnici” come al deus ex machina a cui va demandata la gestione della cosa pubblica, e la conseguente messa in mora della normale dialettica politica democratica.
Non è casuale che, in questo contesto, dall’interno dei Think tanks delle classi dominanti e degli apparati del potere, con largo coinvolgimento delle forze politiche subalterne al progetto neoliberista, emerga con insistenza la proposta di un governo Monti-bis e che a questo esito vengano finalizzate tutte le scelte di fine legislatura, dalla data delle elezioni alla legge elettorale. In ogni caso, la dialettica politica appare bloccata dalla falsa alternativa tra il Monti-bis e un governo che comunque assicuri la continuità con le politiche di Monti.
Occorre smontare questa falsa alternativa, lavorando alla costruzione di un polo che unisca tutte le forze antiliberiste, politiche, associative, sindacali,  che si oppongono da sinistra a Monti e candidandolo a governare il Paese sulla base di un programma alternativo, fondato su una redistribuzione egualitaria delle risorse e su una riconversione dell’economia socialmente e ambientalmente sostenibile.
Per quanto riguarda il Molise, non si può non ribadire, pur nella specificità, che la sua vicenda economica,sociale e politica, non è indipendente da quanto avviene a livello nazionale.
Basti pensare a come incidano sul tessuto regionale le misure della spending review, che tagliano centinaia di posti letto ospedalieri, definanziano strutture di cura e di riabilitazione, impongono nei piccoli paesi dell’interno, a prevalente popolazione anziana, la chiusura degli uffici postali, comportano il drastico ridimensionamento del trasporto pubblico, impongono, nel dimensionamento della rete scolastica, parametri assurdi per una realtà caratterizzata da una forte dispersione demografica sul territorio.
Basti pensare ai vincoli feroci che imporranno il pareggio di bilancio e il “fiscal compact”. In  Molise, come in Italia, l’atteggiamento nei confronti delle politiche liberiste del governo Monti  costituisce una discriminante politica.
Del resto, è già operante, su iniziativa del nostro Partito, un patto di consultazione tra forze politiche e associative che si oppongono al governo Monti, sulla base del quale abbiamo dato vita a molte iniziative unitarie.
Di fronte alla crisi drammatica economica, occupazionale e ambientale che attanaglia il Molise è necessario che il Partito, nei prossimi mesi, continui a stimolare presa di coscienza e vertenzialità, sviluppando la sua capacità di essere vicino ai problemi dei lavoratori e dei cittadini.
In questo senso, grande importanza riveste la campagna per la raccolta di firme per promuovere  referendum abrogativi delle norme che di fatto hanno smantellato l’art. 18 dello statuto dei lavoratori e dell’articolo 8 dell’ultima finanziaria di Berlusconi, che consente di derogare in azienda dalle leggi e dal contratto nazionale di lavoro.
Di pari importanza sono la raccolta di firme per sottoporre a referendum la riforma Fornero delle pensioni, che ha sconvolto le prospettive di vita di centinaia di migliaia di lavoratori anziani, e quella per presentare una proposta di iniziativa popolare che introduca il reddito garantito per i giovani.
La campagna per i referendum, dal punto di vista politico, può e deve svolgere una duplice funzione: consentirci, da una parte, di fare informazione e sviluppare presa di coscienza di massa su temi di grande rilievo sociale e sulla crisi in generale, promuovendo l’opposizione sociale alle politiche del governo, dall’altra, di rafforzare i rapporti tra le forze politiche e associative che si oppongono a tali politiche, dando corpo alla proposta di costruire, anche in Molise, un polo alternativo alle forze, in varia misura, subalterne al progetto liberista.
L’obiettivo  è, tra gli altri, quello di determinare, anche nella prospettiva di possibili elezioni a breve per il rinnovo del Consiglio regionale, le condizioni  per equilibri politici più avanzati e per aggregazioni elettorali chiaramente connotate  a sinistra. Allo stato attuale, tali condizioni  non sono date.
Esse vanno  costruite attraverso l’impegno  concorde dell’intero quadro del Partito regionale. Pur consapevole dei danni gravi che la decennale gestione familistica e clientelare della Regione da parte di Michele Iorio ha arrecato alla società molisana e alla credibilità delle sue istituzioni democratiche e alla politica, il PRC regionale considera negativamente la prospettiva di un’alleanza realizzata al solo fine di “battere Iorio”.
Obiettivo del PRC molisano è battere, con Iorio, il sistema “neofeudale” e “neodemocristiano” di dominio del territorio, che continua a mortificare le reali potenzialità di sviluppo e di emancipazione della nostra regione. Obiettivo del PRC è orientare l’attività legislativa della Regione a sostegno della partecipazione popolare alle scelte e della promozione dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.
Condizione perché ciò si realizzi è la costruzione di un polo della sinistra antiliberista in Molise, tenendo conto, peraltro, che la riduzione a 20 del numero dei consiglieri( che, lungi dall’essere la risposta agli eccessivi “costi della politica”, è in realtà una misura che tende a restringere ulteriormente la rappresentanza popolare) rende ancor più problematico garantire la presenza della sinistra in seno alla assemblea regionale.
A fronte di tutto ciò il PRC intende convocare gli stati generali delle forze politiche e sociali che si oppongono al governo Monti e in alternativa e autonomia dal PD, al fine di costruire, anche in vista delle possibili nuove elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, una coalizione politica ed elettorale alternativa.
Campobasso 30 settembre 2012

martedì 28 agosto 2012

IL GOVERNO CONTRO I PRECARI DELLA SCUOLA

Non c’è bisogno di nessun concorso. Le migliaia di precari inseriti nelle graduatorie di ogni regione che, dopo anni di insegnamento, attendono l’immissione in ruolo (cioè la stipula di un contratto a tempo indeterminato) hanno già superato un concorso e hanno maturato anni di esperienza nelle aule, permettendo così il funzionamento della scuola pubblica italiana. Esiste già uno strumento di reclutamento del personale, le graduatorie ad esaurimento (per accedere alle quali i docenti hanno superato selezioni in entrata e in uscita), le quali devono rimanere il canale, verificabile e non suscettibile di favoritismi, per le immissioni in ruolo.
La trovata pubblicitaria del concorso che, a nostro avviso, serve unicamente a offrire lavoro a qualche giovane “figlioccio” di amici dei governanti ha, tra l’altro, smentito quanto sostenuto dalla Gelmini: il governo, infatti,  ammette che  nella scuola i posti ci sono e c’è bisogno di assumere.
Il concorso, in questa fase, è una scelta populista che, oltretutto, prevede dei costi notevoli che graveranno sulle tasche dei cittadini,  proprio in una fase di impoverimento e di tagli alla spesa pubblica.
I precari devono organizzarsi  e lottare, come hanno fatto in questi anni, per difendere i diritti acquisiti,  messi in discussione dal governo Monti, che calpesta quotidianamente i lavoratori  con il pieno sostegno del Partito Democratico. Riteniamo che l’istruzione pubblica abbia numerosi e ben più gravi problemi  da affrontare: le classi sovraffollate, i tagli delle ore di insegnamento, la soppressione del tempo scuola e il precariato strutturale. Questo rimane il terreno dello scontro.
Il Partito della Rifondazione Comunista  chiede alle forze sindacali  di prendere una posizione ufficiale chiara e netta sulla vicenda e di difendere in ogni modo  i diritti dei propri iscritti e militanti. Se ciò non dovesse accadere, chiediamo al personale della scuola di restituire le tessere e di essere pronto a qualsiasi forma di lotta  contro questo provvedimento, “anche alle barricate”.
Campobasso, 28 agosto 2012
                         Partito della Rifondazione Comunista-Federazione Provinciale Campobasso

venerdì 24 agosto 2012

Isernia - Condannati per aver cantato Bella Ciao

Il Tribunale di Isernia ha emesso un decreto penale di condanna nei confronti di sette compagni/e che hanno partecipato ad una manifestazione contro Casa Pound a Isernia per aver, udite udite, cantato Bella Ciao in Via Graziani, nei pressi della Provincia. Il PRC esprime  piena solidarietà a chi è stato colpito da un provvedimento di chiaro stampo inquisitorio e palesemente  ingiusto. I compagni e le compagne ci vedranno sempre al loro fianco nella battaglia che intraprenderanno per  ottenere giustizia.   

martedì 31 luglio 2012

Ma la Ce.rin e' una società di riscossione tributi o una società dedita a pratiche illegali?


Molti cittadini di Ururi da qualche settimana si vedono notificare, su impulso della Ce.rin, società di riscossione tributi convenzionata con il Comune, degli atti di pignoramento presso terzi per importi irrisori che, tuttavia, hanno lo sgraditissimo effetto di bloccare i conti correnti bancari e postali dei medesimi fino alla data dell'udienza, per la maggior parte dei casi fissata a novembre 2012.
La cosa che lascia interdetti, però, è che i conti rimangono ugualmente bloccati anche dopo il pagamento dell'intero importo intimato e delle spese legali indicate nell'atto, essendo necessaria la rinuncia formale agli atti da parte del creditore procedente. E qui viene il bello, anzi il brutto della vicenda, perchè oltre alle spese già versate il legale della Ce.rin, un avvocato barese, pretenderebbe un ulteriore obolo di 400 euro per ciascuna procedura instaurata, anche se il credito originario è di pochi euro.                                                                                                     
Se ciò fosse vero sarebbe di una gravità inaudita e, a nostro parere, meriterebbe un monitoraggio da parte degli organi competenti per valutare la liceità di siffatto comportamento.
Pertanto, chiediamo ai cittadini ururesi di rifiutarsi di pagare somme eccedenti il quantum indicato nell'atto giudiziario e alla Ce.rin di smetterla con queste pratiche che possono condurre alla disperazione  chi già a malapena riesce ad arrivare alla fine del mese.
Da ultimo, rivolgiamo un appello al Comune di Ururi affinché istituisca un proprio ufficio di riscossione delle imposte comunali (esperienza già attuata in molti comuni italiani), in modo da incentivare l’occupazione giovanile locale e, nel contempo, liberare i cittadini dalla morsa di queste agenzie senza scrupoli.
Ururi, 31 luglio 2012
               Partito della Rifondazione Comunista – Circolo di Ururi.

lunedì 30 luglio 2012

COMUNICATO STAMPA- PRC TERMOLI - Azienda IPAGEL-MARE PRONTO


Come Partito della Rifondazione Comunista di Termoli, intendiamo denunciare l'assordante silenzio, politico e sindacale, che incombe sulla drammatica situazione dello stabilimento MARE PRONTO (IPAGEL Srl), sito nel Nucleo Industriale termolese, e dei suoi circa cento lavoratori che da oltre 3 mesi sono ormai senza stipendio.

Alcuni di questi lavoratori, ci segnalano con rabbia come la trattativa intrapresa dai sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) appaia inconcludente e inspiegabilmente "morbida" verso i vertici aziendali e come, ad oggi, non si intraveda all'orizzonte alcuna prospettiva concreta per gli operai dello stabilimento di proprietà dell'imprenditore Dante Di Dario.

In effetti, la proclamazione una sola giornata di sciopero con annesso presidio, a fronte di una situazione così compromessa, per molti lavoratori dell'ex ARENA è parsa una risposta ridicola, quasi una farsa. Tanto più che si apprende, da pubbliche denuncie rilasciate dai lavoratori, che l'azienda trattiene persino i soldi destinati alla cassa d'integrazione per gli operai.
Quasi non bastasse, pesa ulteriormente in questa difficile situazione la totale e colpevole assenza delle istituzioni regionali.
Come Partito della Rifondazione Comunista ci attiveremo senza indugio per appurare lo stato dell'arte e sostenere qualsiasi iniziativa che i lavoratori vogliano organizzare per il recupero dei loro salari e per il ripristino dei loro sacrosanti diritti.



 Termoli, 30 luglio 2012

     Per il Circolo PRC Termoli “Ottobre”

                    Il Segretario

                Domenico Farina


mercoledì 25 luglio 2012

Prc Molise, campagna “reddito minimo per tutti”

CAMPOBASSO - Il Partito della Rifondazione comunista del Molise aderisce alla campagna “Reddito minimo per tutte e tutti” sostenendo la raccolta di firme per la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare. Una proposta di legge che prevede che lo Stato finanzi, attraverso la fiscalità generale, il reddito minimo garantito per i disoccupati e gli inoccupati. Uno strumento presente in tutti i paesi europei, fatta eccezione per Italia e Grecia, votato dal Parlamento europeo e implicitamente riconosciuto anche dalla nostra Costituzione. La proposta di legge prevede un assegno mensile dell’importo di 600 euro da erogare a chi non ha un posto di lavoro e si trova quindi a vivere in grandi difficoltà. Il tutto per un periodo di 24 mesi, al termine dei quali i beneficiari dovranno ripresentare la domanda. Il diritto a percepire l’assegno, ovviamente, viene meno in caso di assunzione. Oltre a essere una conquista di civiltà questa misura consentirebbe di contrastare il lavoro nero, perché molti giovani si rifiuterebbero di accettare posti di lavoro non in regola, con il rischio di perdere il beneficio. Inevitabilmente, dunque, si innescherebbe un circolo virtuoso, con retribuzioni più eque e minore evasione fiscale e contributiva. Senza considerare che ai disoccupati verrebbe risparmiato quell’inutile rituale di rivolgersi agli uffici pubblici, e ai politicanti di turno, perché magari non si riesce a pagare una bolletta o a fare la spesa. Le risorse per finanziare potrebbero essere reperite facilmente in una riorganizzazione dei contributi alle imprese, che in questi anni non hanno prodotto alcun effetto positivo se non ulteriore precarietà. Nei prossimi giorni comunicheremo data e luoghi dove si può firmare la proposta di legge di iniziativa popolare Per maggiori informazioni sulla campagna www.redditogarantito.it
Italo Di Sabato
Segretario regionale Prc Molise

giovedì 12 luglio 2012

1° Festa Rossa

Si è tenuta ieri 11 luglio, a Ururi, presso il locale la Creta Bianca,  la 1° FESTA ROSSA  organizzata dal PRC - Federazione Provinciale di Campobasso con la presenza di un centinaio di compagni e compagne provenienti da tutta la provincia. Il clou della serata si è avuto con il concerto di Pino Masi, cantastorie di Lotta Continua, il quale ha sfoggiato il suo bellissimo repertorio fatto di canzoni storiche e indimenticabili tra le quali La Ballata del Pinelli, Lotta Continua, Prendiamoci la Città,  nonchè di incisioni nuove ma non per questo meno "graffianti".
Un ringraziamento al grande Pino Masi e a suo figlio Adriano, musicisti impeccabili, ai compagni e alle compagne che hanno contribuito con il loro impegno alla riuscita dell'evento e a tutti coloro che hanno partecipato alla serata.

sabato 7 luglio 2012

Spending Review - Tagli all'Università Pubblica


Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise ed i Giovani Comunisti intendono denunciare con nettezza l’ennesimo colpo inferto all’università pubblica italiana in seguito ai cospicui tagli previsti nella Spending Review appena approvata in Consiglio dei Ministri.La bozza del decreto prevede pesantissimi tagli all'Università pubblica, un miliardo e 26 milioni di euro in cinque anni. Se ne parla in particolare nell'articolo 14 al terzo comma: il fondo per il finanziamento ordinario delle università, è ridotta di 24 milioni di euro per l'anno 2012, di 107 milioni di euro per l'anno 2013, di 224 milioni di euro per l'anno 2014, di 318 milioni di euro per l'anno 2015 e di 353 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016. La bozza del decreto prevede inoltre la riorganizzazione degli istituti di ricerca (CNR, fisica nucleare, geofisica e vulcanologia). Tagli anche al ai ricercatori (-10 per cento).Tutto ciò andrà a gravare ulteriormente sugli studenti e le famiglie che dovranno far fronte a maggiori spese ed a minori servizi. In nome del rigore di bilancio si persevera nella distruzione del welfare,della conoscenza e della cultura in favore degli istituti privati e di una logica perversa che vuole fare del sapere una merce e non un diritto. Oltre a questo il decreto preannuncia tagli dei posti letto, chiusura degli ospedali, ferie forzate, assunzioni bloccate, svendita del patrimonio pubblico, tagli alle forze dell'ordine, taglio degli enti locali (provincie e regioni), tagli alla sanità, riduzione degli stipendi nel pubblico impiego, riduzione delle libertà sindacali, tagli alla scuola. Si tratta di riforme da macelleria sociale, dopo la cancellazione dell'articolo 18, il taglio delle pensioni e il pareggio di bilancio. Ormai è certo che il governo Monti che è peggio di Berlusconi e che con ogni evidenza aggrava la crisi e non combatte la speculazione finanziaria: a distanza di una settimana dalla grande euforia per super Monti, lo spread sta nuovamente salendo!                                                                              Nello Acampora - Segreteria regionale PRC -Responsabile dipartimento Conoscenza

giovedì 19 aprile 2012

Continuiamo a difendere l'art.18!!!

Comunicazione Iniziative PRC per il 21 e 22 aprile 2012
Nonostante questo governo reazionario stia proseguendo senza sosta nell'opera di  "grecizzazione" del nostro paese e di smantellamento di diritti fondamentali conquistati con anni di battaglie,   NOI NON CI FERMIAMO E CONTINUIAMO LA LOTTA.
Il Partito della Rifondazione Comunista - Federazione Provinciale di Campobasso -  dedica due giornate, sabato 21 e domenica 22 aprile, ad iniziative in difesa dell'art. 18.
In numerose piazze della provincia di Campobasso saranno allestiti dei presidi per la raccolta firme contro l'abolizione dell'art. 18 e per l'estensione del medesimo a tutti i lavoratori. In particolare, saremo presenti con presidi organizzati dai locali Circoli: sabato 21 a Campobasso, Ururi, S. Martino in Pensilis e Palata  e  domenica 22 aprile a Termoli,  P.za del Monumento.
Ringraziamo i numerosi cittadini che hanno già firmato la nostra petizione e invitiamo chi non l'avesse ancora fatto a provvedervi perché  non è più possibile assistere senza battere ciglio al lavoro sistematico che il governo sta mettendo in campo con l'introduzione di nuove tasse e accise, l'aumento indiscriminato di quelle esistenti, nonché con la cancellazione di diritti acquisiti, quali ad esempio l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, conquistati con anni di lotte e sacrifici.
Da ultimo, cogliamo l'occasione per ricordare a tutti che il prossimo 12 maggio, a Roma, ci sarà una grande manifestazione alla quale sono invitati a partecipare tutti coloro che si sentono in opposizione al governo Monti.
Campobasso, lì 19 aprile 2012
Per la Segreteria Prov. PRC
       Marco Ciarfeo

martedì 10 aprile 2012

DIFENDIAMO L'ART.18 - A Pasqua Presidio a S. Martino in Pensilis -

Anche durante le festività non si sono fermate le iniziative del PRC contro la cancellazione dell'art.18 e in favore della sua estensione a tutti i lavoratori . Si è riscontrata una grossa partecipazione alla raccolta firme organizzata per il giorno di Pasqua dai compagni di S. Martino in Pensilis.  Quasi 400 sottoscrizioni nonostante il temporale che ha impedito la raccolta nelle ore pomeridiane. Ringraziamo tutti i compagni, in primis Mimmo e Francesca, per il prezioso contributo ma soprattutto i cittadini di S. Martino in Pensilis che sottoscrivendo la petizione hanno dimostrato tutta la loro vicinanza alla causa dei lavoratori.

sabato 7 aprile 2012

COMUNICATO SEGRETERIA PROVINCIALE PRC SULLA CONTRORIFORMA DEL LAVORO

L'ULTIMO MISFATTO
Il governo dei professori ha portato a termine l'ultimo misfatto. La controriforma del lavoro, con la cancellazione di fatto dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori, richiede una risposta pronta e decisa da parte di tutti. Stupisce che  anche la Cgil, o meglio i suoi dirigenti apicali, si prestino a questo gioco al massacro, sistematicamente posto in essere dal governo con la collaborazione dei maggiori partiti italiani, compreso il PD di Bersani il quale riesce a cantare vittoria dopo una manovra che non fa altro che peggiorare drasticamente lo status dei lavoratori, ponendoli perennemente sotto la spada di Damocle di un licenziamento giustificato da vaghe motivazioni economiche sulle quali nemmeno il Giudice del Lavoro potrà sindacare, se non quando le stesse siano state richiamate in maniera manifestamente infondata.  Non siamo così ingenui da farci ingannare dalla stampa di regime - ormai gli allievi hanno superato il maestro - che ci sta spiegando che la norma riguardante il reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati è salva. Ciò rappresenta l'ennesima presa per i fondelli e, del resto, è stato lo stesso Monti a confermare che con la nuova legge il reintegro nel posto di lavoro sarà un caso più unico che raro e, pertanto, risulta chiaro che dell'art. 18, nella migliore delle ipotesi,  non rimarrà altro che un ridicolo indennizzo che permetterà al lavoratore di sopravvivere solo per qualche mese. La grande adesione alla raccolta firme in difesa dell'art.18 organizzata in molte piazze dalla Federazione di Campobasso del Prc dimostra il totale scollamento tra le scelte politiche poste in essere dal governo e i cittadini, le c.d. masse, che non si sentono minimamente rappresentati da questo esecutivo e da chi lo sostiene. A questo punto, però, crediamo che sia necessario mettere in campo forme molto più incisive di lotta con una mobilitazione generale senza precedenti che veda la partecipazione degli iscritti alla Cgil che per la maggior parte stanno esprimendo  il loro totale dissenso dalle scelte della loro segreteria  la quale non più di dieci anni addietro chiamava milioni di persone nelle piazze di Roma in difesa dell’art.18 e che oggi, di contro, acconsente alla sua cancellazione dimostrandosi sempre più prona e accondiscendente verso la conversione neoliberista del partito di Bersani & co.
Campobasso, lì 7 aprile 2012 
Marco Ciarfeo - Segretario Federazione Provinciale PRC Campobasso

venerdì 23 marzo 2012

Comunicato Stampa Circolo PRC Peppino Impastato di Campobasso

Il circolo del Partito della Rifondazione Comunista di Campobasso esprime all'unanimità l'assoluta contrarietà rispetto al processo di devoluzione dell’Ospedale Regionale “Cardarelli” a favore della Fondazione Giovanni Paolo II. Questo, a tutela della sanità pubblica come bene di tutti i cittadini e in difesa dei posti di lavoro: di tutti gli operatori a tempo indeterminato, con contratto a termine e lavoratori dei servizi in appalto.
Ribadisce che l'attuale situazione è il risultato delle scelte politiche negative e trasversali operate in questi anni sia dal centrodestra che dal centrosinistra.
Per questo, nell'epoca in cui la crisi economica si abbatte soprattutto sui ceti più deboli, è necessaria la massima mobilitazione dei lavoratori, delle loro famiglie e di tutti i cittadini per contrastare il tentativo di privatizzare settori chiave della sanità molisana.
L’ospedale pubblico, nel fornire un servizio essenziale di mantenimento e miglioramento della vita umana, rappresenta un presidio e una garanzia di laicità e di universalità. Pensiamo ai
diritti delle donne e a quelli dei migranti…
Nonostante le parole rassicuranti degli artefici di questo disastro è evidente che ci sono delle forze politiche e sindacali allineate all'opera di ristrutturazione economica messa in atto dal
governo Monti che comporta inevitabilmente tagli e sacrifici senza fine. E' inutile dire che si
tratta di un vero e proprio massacro sociale!
Paghino i privilegiati, coloro che detengono i patrimoni e i redditi alti. La sanità pubblica va rafforzata, vanno migliorati i servizi, risolte seriamente le carenze di personale, abbattuti i tempi di attesa. Occorre abbattere i privilegi di pochi e gli incarichi d'oro. E’ necessario
riaprire una stagione di concorsi limpidi, trasparenti e controllabili.
Chiediamo servizi dignitosi, attrezzature adeguate e il mantenimento di tutti i posti di lavoro attuali con l'assunzione definitiva dei precari e dei contratti a termine, oltre al reintegro dei lavoratori esternalizzati.
Le questioni di sicurezza statica e sismica, qualora abbiano consistenza reale e non siano frutto di procurato allarme a fini di smantellamento del sistema pubblico, trovino adeguata soluzione in edifici di proprietà della regione o per la cui costruzione la Regione ha fornito
capitali pubblici.
Di conseguenza il Partito sarà presente nei momenti di lotta e resistenza, nei comitati cittadini e accanto a tutti i lavoratori dell'ospedale “Cardarelli” proponendo l'estensione della mobilitazione a tutte le altre strutture sanitarie pubbliche a rischio di chiusura o ridimensionamento.
Campobasso, 21/03/12
                                      Circolo PRC “P. Impastato” - Campobasso

mercoledì 7 marzo 2012

IL 9 MARZO A ROMA CON LA FIOM

Il Partito della Rifondazione Comunista, Federazione di Campobasso, aderisce allo sciopero del 9 marzo a Roma indetto dalla FIOM. 
CONTRO il governo della BCE;
CONTRO i tagli allo stato sociale e alle pensioni;
CONTRO la soppressione dell'articolo 18 e a favore dell'estensione dello stesso a tutti i lavoratori;
CONTRO l'estromissione della FIOM dalle fabbriche;
CONTRO la devastazione della Val di Susa.
Non è più possibile assistere inerti allo scempio che questo governo sta mettendo in campo in danno del popolo italiano ma, soprattutto, delle classi sociali medio-basse tutelando in modo becero e palese le banche e i poteri forti in generale. Ulteriore conferma, semmai ve ne fosse bisogno, è rappresentata dalla questione ABI in atto in questi ultimi giorni.
Il 9 marzo scendiamo in piazza con la FIOM, invitando tutti a parteciparvi, perchè riteniamo indispensabile e doveroso ripartire in maniera ferma e decisa per costruire una alternativa di opposizione al governo dei banchieri e dei professori sostenuto sciaguratamente da gran parte delle forze politiche, anche di centrosinistra. Il sistema capitalista è fallito, cerchiamo di crearne un altro all'insegna dell'equità e della giustizia sociale.
Marco Ciarfeo - Segretario Fed. Prov. CB

sabato 28 gennaio 2012

Circolo PRC "Peppino Impastato" CB - Sul movimento dei forconi urge un'analisi di classe

Le crisi economiche portano con sé scenari inediti soprattutto a livello delle risposte sociali. Mai come in questi momenti occorrono i giusti strumenti teorici per orientarsi tra le forme di dissenso che scaturiscono dalla fase di ristrutturazione capitalistica. È importante innanzitutto – posto che siano state analizzate in profondità le cause strutturali della crisi – comprendere la natura dei movimenti sociali, quale sia la loro composizione, quali le categorie in essi coinvolte, ma soprattutto occorre soffermarsi sugli obiettivi, sulla piattaforma rivendicativa. Se non si procede in questo modo, si finisce per prendere parte, più o meno inconsapevolmente, ad una diatriba infantile tra opposte tifoserie, senza aggiungere nulla alla comprensione del fenomeno in atto.  In questi giorni assistiamo ad una forma di protesta molto radicale nelle sue manifestazioni e che, a partire dalla Sicilia, ha coinvolto quasi tutte le regioni del centro e del sud. La mobilitazione ha mosso i suoi primi passi dalla Sicilia e ha raggiunto la ribalta mediatica sotto la denominazione di “movimento dei forconi”, un nome che è quasi un programma. Il movimento, in una prima fase, è riuscito ad ammantarsi di un carattere popolare e contadino per poi scoprirsi per quello che è: un’organizzazione corporativa composta da piccoli e medi imprenditori dell’agricoltura e dei trasporti. E’ fin troppo evidente che l’avanzare della crisi comporti uno sconvolgimento del quadro sociale oltre ad una battaglia per il riposizionamento dei partiti nel quadro istituzionale. I due fenomeni sono legati tra loro nella misura in cui la sovrastruttura politica è espressione delle forze economiche agenti nell’aria considerata.
In Italia, il governo Berlusconi, espressione della piccola e media borghesia clientelare e protezionista, si era reso impresentabile agli occhi dell’Europa per varie ragioni, ma soprattutto non era più funzionale al ciclo ultra-liberista per via dei ricatti corporativi da parte della borghesia mafiosa a sud, e dei padroncini del nord-est rappresentati dalla Lega a nord. In questo quadro il governo Monti (sostenuto trasversalmente da PD e PDL), porterà avanti il programma di controriforme e liberalizzazioni che Berlusconi non ha potuto realizzare. Significativamente il capo dello Stato, con un colpo di mano, ha nominato questo governo di tecnici con il compito di eseguire le direttive della BCE e degli stati “forti” come la Germania . Le politiche del nuovo esecutivo stanno entrando nel vivo colpendo a man bassa ampie fasce della popolazione. Se i lavoratori dell’industria sono apparsi fin da subito come le vittime predestinate, se i pensionati si sono rassegnati a fare la fila davanti alla Caritas, se i dipendenti pubblici erano già temprati da dieci anni di perdita del potere d’acquisto, quelli che sembrano ora cascare dalle nuvole sono proprio alcuni settori del lavoro autonomo, strangolati dall’aumento dei carburanti, dei ticket autostradali, dall’aumento dell’IVA e dai controlli della finanza. E senza più santi in paradiso.  Sappiamo bene che in politica la sorpresa, lo stupore, non sono mai un buon segno, ma piuttosto la prova di un grave deficit di analisi delle cause materiali. Noi comunisti non siamo affatto sorpresi. Da tempi non sospetti andiamo ripetendo che il capitalismo ha accumulato una tale montagna di contraddizioni da rappresentare di fatto una bomba ad orologeria. Già un secolo e mezzo fa, il genio politico di Marx aveva individuato nel capitalismo non solo l’avversario della classe lavoratrice, ma anche il nemico numero uno della stessa proprietà privata!  Questo è proprio quello che sta succedendo: la sovraproduzione di merci ha trovato una iniziale via di fuga nel mondo della finanza e della speculazione, ma ora che i modi sono giunti al pettine, non cè più scampo per nessuno salvo per i parassiti possessori di grandi rendite. Noi non ci fidiamo dei forconi per varie ragioni. In primisi per la natura reazionaria della piattaforma in cui si rivendica la defiscalizzazione dei carburanti, l’uso dei fondi europei per finanziare le aziende agricole, il congelamento delle procedure di Equitalia. Rivendicazioni che ad un occhio ingenuo e superficiale possono apparire popolari ma che in realtà fungono da copertura per gli interessi padronali, servono ad intercettare il malcontento diffuso mentre d’altra parte non vengono messi in discussione i poteri forti, quelli della borghesia. Non vi è traccia di una sistematica critica di sistema, insomma non vi è alcun contenuto di classe. Al tempo stesso, riteniamo, che all'interno di questi movimenti protestari vi siano elementi in perfetta buona fede: pertanto il compito dei comunisti, avanzando un programma di classe,  è quello di separare questi soggetti dagli esponenti più reazionari. Non a caso uno dei leader nazionali del movimento dei camionisti è un ex ufficiale dei Carabinieri.    Non ci fidiamo, quindi, di questo movimento perché conosciamo a fondo il modo di operare subdolo e interessato della classe dominante che a volte – anche a causa dello scarso radicamento di organizzazioni di classe e degli atteggiamenti rinunciatari di certi dirigenti politici e sindacali – riesce a legare a sé le frazioni più arretrate dei lavoratori, magari con l’aiuto dei fascisti e dei loro caporioni; storicamente cani da guardia del potere costituito e del capitale.

Circolo PRC “Peppino Impastato” di Campobasso

giovedì 26 gennaio 2012

AGRICOLTURA IN CRISI - UNA TESTIMONIANZA - Intervista di Paolo Di Lella e Marinella Ciamarra

L'agricoltura è in crisi, e la stretta del sistema creditizio contribuisce allo strangolamento dei piccoli agricoltori, bersagliati anche dalla concorrenza delle grandi multinazionali e dalle politiche dell'UE. Un'intervista a Pardo di Paolo, esperto di politiche agroalimentari
Intervista a Pardo di Paolo *
 1) Qual è la situazione della produzione agricola attualmente in Molise?
      Le aziende sono ormai tutte in crisi. Non solo quelle piccole e medie, ma anche le grandi. Il meccanismo che progressivamente le ha portate nella condizione in cui versano è dato dal mercato, così come è venuto a configurarsi in Molise, che oggi le ha portate a non riuscire più a far fronte agli obblighi finanziari. Il meccanismo ora è progressivo. Le piccole aziende sono entrate per prime in crisi, poi è toccato alle medie, ora è il turno delle grandi, in relazione tanto alla struttura dei pagamenti quanto alla possibilità di diversificazione della produzione, senza dimenticare come sul piano economico incida la dimensione dell'azienda su qualsiasi produzione relativamente alla possibilità di operare economie di scala e di produzione (es. l'acquisto dei macchinari al posto del conto terzi). In contemporanea allo spopolamento delle campagne si è avviata la tendenza all’accorpamento delle aziende. Posso parlare sulla base di conoscenze ed esperienza personale soprattutto per il basso Molise, in cui i settori più produttivi restano la cerealicoltura  e l’olivicoltura. Tutti gli altri settori sono in contrazione (orticoltura, viticoltura, frutticoltura…), anche se la produzione rimane di qualità.
   2) Quali sono le cause della crisi?
     La crisi si rivela una tappa obbligata del capitalismo. Si produce troppo rispetto a quanto si consuma. La sovraproduzione porta necessariamente ad una caduta dei prezzi alla produzione, tanto che il lavoro del produttore non è compensato nemmeno nella misura del suo investimento. D’altronde è nella natura del capitalismo, che impone la logica della domanda e dell’offerta e comporta fatalmente che ogni volta che l’offerta supera la domanda ci sia una crisi che comporta la chiusura delle aziende produttive più deboli; del resto il produttore non può fare a meno di contare sulla crescita continua della domanda. Insomma, un cane che si morde la coda. Occorrerebbero nuovi modelli produttivi.
   3) Il sistema creditizio aiuta i produttori in Molise?
      Le aziende prendono i soldi dalla banche con i contribuiti dell’Ente pubblico, a tassi agevolati. Ciò in ordine alle politiche comunitarie, volte alla tutela di questa risorsa primaria. Nel momento in cui alla vendita della produzione, l'agricoltore non riesce a coprire i costi, andando in crisi, le banche, le quali spesso influenzano il prezzo dei prodotti, cominciano a chiedere tassi più elevati sui prestiti effettuati.Si crea una crisi di fiducia nell’imprenditore, proprio nel momento in cui il mantenimento del creditosarebbe vitale per gli investimenti finalizzati ad affrontare la crisi. Il protrarsi della produzione in perdita e il cristallizzarsi della sfiducia nella solvibilità del debitore porta infine all’abbandono dei produttori in crisi e persino dell’intero settore con conseguente drenaggio di capitali che va a riversarsi su altre attività.
   4) Quali sono, se esistono, le realtà che sono in grado di resistere alla crisi?
    Il Molise è una regione esportatrice. C’è poca trasformazione dei prodotti agricoli. Le realtà che resistono alla crisi sono quelle i cui imprenditori hanno il “gruzzolo” in banca. Poi c’è la questione dello Zuccherificio, un’azienda dalle potenzialità enormi in mano a persone che non hanno interesse a portare avanti la produzione. Sarebbe invece interesse degli agricoltori, e non solo molisani. Arrivano barbabietole dalla Puglia e dalla Lucania. Anche i responsabili politici di queste regioni dovrebbero assumersi responsabilità sia nel sostegno economico, nella gestione di una struttura unica in tutto il centrosud. L’interruzione della produzione di zucchero nel basso-Molise creerebbe problemi a tutta l’agricoltura dell’Italia meridionale  perché il seminativo che prima era impiegato nella coltivazione della barbabietola adesso sarebbe utilizzato per un'altra delle possibili colture disponibili determinando così un aumento della produzione complessiva in quel settore e conseguentemente il crollo del prezzo. Bisogna assolutamente considerare che il mercato dello zucchero oggi è in ripresa. Lo zuccherificio dovrebbe dunque continuare a funzionare. Ma questo esige l’assoluta trasparenza e correttezza dei bilanci e il controllo da parte del partner politico e, per suo tramite,  di tutto il Consiglio e dei cittadini, in particolare le fasce sociali e produttive direttamente interessate.                                                                                      
   5) Cosa pensi del cosiddetto “Movimento dei Forconi”? Cosa chiede oggi l’agricoltore siciliano?
     Oggi la crisi è reale e generale: coinvolge le modalità stesse della produzione. Non mi pare che il movimento se ne renda conto e  per questo individua degli obiettivi settoriali e secondari quali ad esempio l’abbassamento del prezzo del carburante.  Gli agricoltori, come gli autotrasportatori,  chiedono l’abbassamento del gasolio, perché i costi troppo alti riducono i già modesti margini di profitto. Anche in Molise si era creato un movimento che oggi riaffiora con il nome di “Dignità sociale” formato grosso modo  dalle stesse persone. Ma anche gli agricoltori non vanno al di là del discorso del gas. Ragionano come piccoli capitalisti. I loro movimenti hanno la caratteristica del corporativismo. Non riescono a comprendere che il problema è la struttura del mercato e i procedimenti di formazione dei prezzi. E dunque la protesta è potenzialmente strumentalizzabile.
 6) È una protesta che dovrebbe preoccupare?
    Non credo, si spegnerà presto. Non ci sono le premesse. Le dichiarazioni bellicose c’erano   all’inizio, ma non si protesta su fatti seri e strutturali del settore, ma su problemi marginali. Può portare, però, ad un aumento dei presso dei generi di prima necessità che oggi scarseggiano nei market: aumento che può, anche finita l’emergenza, stabilizzarsi, con danno precipuo dei meno abbienti.
 7) Quale futuro attende il Molise? Quali, secondo te, le soluzioni?
   Dovrà rimettersi in moto un sistema produttivo capace di guardare al futuro. Ad esempio, occorrerebbe dar vita ad una nuova agricoltura plurifunzionale e plurisettoriale che, ad esempio, preveda la zootecnia per evitare di continuare a violentare il territorio. Questo implica che ci sia un sistema di assistenza tecnica per seguire i contadini nelle produzioni delle derrate alimentari. Ma in primo luogo serve un’opera di bonifica dei terreni gravemente inquinati da una pessima gestione del ciclo dei rifiuti e imbevuti di prodotti chimici dannosi: anche attraverso la raccolta differenziata e la conseguente produzione di compost si potrebbero rivitalizzare terreni attualmente esausti e quindi destinati a rimanere incolti. Solo così potrà essere restituita terra all’agricoltura. Un tema importantissimo è quello della difesa del territorio. Frane, alluvioni, hanno origine, oltre che da caratteristiche geologiche, da un’agricoltura non più contadina ma iperspecializzata, che prevede la divisione poderale a grandi maglie, la massima meccanizzazione e l’uso di sostanze chimiche. Tutto ciò ha causato il disboscamento, e tante altre forme di degradazione del territorio. C’è poi il discorso dei terremoti che hanno devastato parti importanti della nostra regione. Occorrerebbe introdurre il riconsolidamento dei centri storici, riconvertendoli con criteri antisismici che permetterebbero di recuperare patrimoni urbani già esistenti e di inserirli in circuiti turistici. C’è poi, ancora, il discorso sulla ricerca e sulla gestione delle nuove tecnologie….
 8) Ma per questo occorrono risorse finanziarie. Dove prenderle, secondo te?
     Si intravvede oggi una sola possibilità: un’imposta patrimoniale. L’unica soluzione che permetterebbe di avere soldi “gratis” senza pagare gli interessi, come avviene invece con il prestito delle banche.
 9) Quale soggetto politico potrebbe operare in questa direzione?
    Non esiste, oggi, un soggetto politico di fare ciò, purtroppo. Occorrerebbe crearlo. Di Sinistra, con  orientamento marxista. Ma è possibile? manca la coscienza di classe di ciò che stiamo vivendo. La gran parte della popolazione, oggi, non si rende conto della gravità della situazione storica attuale e non comprende la necessità sempre più impellente di dar vita ad un modello di sviluppo radicalmente diverso da quello odierno.

* Tecnico di associazioni di orticoltori, esperto in politiche agroalimentari

mercoledì 25 gennaio 2012

COMUNICATO STAMPA SEGRETERIA REGIONALE PRC

Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise sostiene attivamente lo sciopero generale di venerdì 27 gennaio, indetto dai sindacati di base, per contrastare le manovre del governo dei banchieri e delle imprese.
La riforma delle pensioni, le liberalizzazioni e tutti i provvedimenti classisti di questo governo, in continuità con quelli precedenti,  sono stati vergognosamente votati in Parlamento, in modo bipartisan, dalle forze di centrodestra e di centrosinistra. Tutto ciò senza peraltro incontrare una reale e adeguata opposizione da parte dei sindacati confederali -ad eccezione della FIOM- impegnati in un vergognoso “gioco delle parti” che danneggia ogni giorno sempre più i lavoratori e i soggetti sociali più deboli.
Il sistema capitalistico, che ha generato la speculazione finanziaria, affamando intere nazioni e devastando il pianeta, agita lo spettro della “crisi” per sopravvivere e continuare a rigenerarsi con il sangue dei lavoratori. Come insaziabili vampiri, i proprietari  dei grandi capitali finanziari e produttivi -ovvero i poteri forti- attraverso il FMI e la BCE hanno imposto la guida per attivare la “macelleria sociale” anche qui in Italia, comprimendo salari, diritti e democrazia, aumentando i costi di tutti i servizi (gas, carburanti e luce) e falcidiando la spesa sociale (sanità, istruzione, trasporti, etc.).
Tutto ciò non può e non deve essere tollerato! Paghino i costi della crisi coloro che non hanno mai pagato in questo Paese. Si tassino i grandi patrimoni e i capitali nascosti in Svizzera o in altri paradisi fiscali, si taglino le smisurate spese militari e si smetta di foraggiare lautamente le banche (…che non sono affatto istituti di beneficienza!).
Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise, pertanto, fa appello ai propri iscritti, ai militanti e ai lavoratori tutti ad aderire massicciamente allo sciopero generale del 27 gennaio p.v., convocato dall’USB e dai Sindacati di base,  e a lavorare per costruire da subito e dal basso -con il contributo indispensabile di chi ogni giorno ormai lotta per sopravvivere- un’opposizione di classe, sociale e politica, a questo Governo e ai suoi sostenitori, allo sfruttamento imperante e devastante dell’uomo e della natura.
Campobasso, 25 gennaio 2012
PER LA SEGRETERIA REGIONALE PRC MOLISE
Antonello Manocchio

martedì 3 gennaio 2012

URURI: CONVEGNO - CRISI ECONOMICA, MANOVRA, VECCHIE E NUOVE POVERTA'


Tra gli ospiti anche il docente universitario Franco Focareta che ha relazionato sul tema
di EMANUELA FRATE
URURI. Crisi economica, manovra e nuove povertà sono state al centro di un dibattito organizzato a Ururi lo scorso 29 dicembre, presso la sala “Luigi Incoronato”, dal circolo di Ururi della Rifondazione Comunista e dal Comitato Anticrisi di Ururi.  
Al dibattito, che ha offerto vari spunti di riflessione,
hanno partecipato il giornalista Michele Mignogna, il Dott. Luigi Zurlo, psicologo e psicoterapeuta dell’Asrem, il Parroco di Ururi Don Fernando Manna, l’avvocato Marco Ciarfeo, segretario provinciale  del PRC, l’avvocato e professore universitario Franco Focareta che ha parlato dei diritti
conquistati che si tende sempre più a ledere ed infine la
sindacalista della CGIL Lucia Merlo.
Il primo ad intervenire è stato il parroco di Ururi Don Fernando
 Manna che ha elogiato queste iniziative in cui la collettività si
riunisce per discutere e confrontarsi a prescindere
dal colore politico, dalle convinzioni personali o
dalla fede religiosa, ritrovando quel senso di comunità
in una società sempre più individualista.
L’applicazione della dottrina sociale della Chiesa,
di una ridistribuzione più equa della ricchezza a
vantaggio della collettività fa parte del messaggio
di Gesù nel Vangelo ed è ciò che ogni buon cristiano
dovrebbe fare. Il Segretario Provinciale del
PRC l’avvocato Marco Ciarfeo ha fotografato
questa grande crisi economico-finanziaria paragonabile
a quella del 1929. Come dopo la grande
crisi del 1929 si affermarono in Europa partiti di
stampo fascista ed il nazionalsocialismo in Germania,
anche dopo questa crisi si possono affermare
movimenti populisti come già sta succedendo
in Austria e Ungheria dove movimenti destrorsi
stanno ottenendo larghi consensi. Questa crisi,
per Ciarfeo, è il risultato lampante della crisi del
capitalismo, delle ideologie neo-liberiste e del
crollo di uno dei suoi capisaldi ideologici vale a
dire che per avere più più crescita bisogna aumentare
la produzione e i consumi cosa, peraltro, ormai impossibile
dato che i salari sono inferiori al costo della vita. A
ciò si aggiunge il sistema speculativo della BCE e di un
capitalismo che da industriale è diventato finanziario.
Per uscire dalla crisi, continua l’avvocato
Marco Ciarfeo, non bisogna salvare le banche a
detrimento dei lavoratori e pensionati che continuano
a pagare di tasca loro dei tagli e delle manovre
di “macelleria sociale”. Bisogna che tutti
facciano la loro parte a partire dalla Chiesa pagando
l’ICI almeno su quegli immobili parzialmente
commerciali (bisogna dire, come è stato sottolineato
nel corso del dibattito, che c’è qualche timida
apertura in questo senso manifestata dal
Cardinal Bagnasco), bisogna applicare
una patrimoniale progressiva sulle grandi
ricchezze, bisogna aumentare la tassazione
per i capitali scudati, bisogna, in
definitiva, assumere delle decisioni forti
e da qui un appello ai partiti della Sinistra
affinché non siano compiacenti ma
facciano quello che gli italiani si aspettano
da loro. Il Dottor Luigi Zurlo ha tracciato
uno spaccato di società che vive un
profondo malessere dall’inizio della crisi
rivolgendosi ai centri di salute mentale.
Ci sono una serie di persone licenziate
che cadono in depressione non riuscendo a formarsi
un’identità senza lavoro. Poi c’è una fascia
di persone che vanno dai 25 ai 35 anni che non
hanno mai trovato un impiego ed infine ci sono
casi di mobbing. Per queste persone che soffrono
non per cause psico-patologiche ma per lo più per
situazioni ambientali che derivano da un mutato
contesto sociale non bisogna dare dei farmaci
bensì, è consigliabile, prosegue lo psicologo Luigi
Zurlo, rassicurali, aiutarli a capire cosa gli sta
succedendo. Il Professor Focareta per parlare di
diritti, è partito dal concetto che l’Italia, così come
l’Europa tutta, non è più quel Eldorado, quel modello
di diritti, tutele ed opportunità di un tempo.
Con la globalizzazione dei mercati c’è chi va
avanti e chi rimane indietro. L’Europa è rimasta
indietro e nuove potenze come la Cina, l’India,
ma anche il Brasile o la Turchia, non sono disposte
a pagare per le nostre tutele e garanzie. Quello
che manca all’Italia e all’Europa è una ridefinizione
di sé stessa come Paese più povero, solo dopo
aver ridefinito il nostro modo di essere al mondo
potremo venir fuori dalla crisi facendo delle scelte
giuste ed oculate: i diritti costano ma non sono
tutti uguali, allora per salvare almeno la dignità
delle persone, bisogna mettere su un tavolo tutti i
diritti e decidere quali salvare sempre partendo dal
presupposto che l’Italia, con il suo 120% di debito
pubblico, con un italiano su tre ultrasessantacinquenne
nel 2065 secondo le più rosee proiezioni,
con le nuove potenze industriali che si affacciano
all’orizzonte, non potrà più illudersi di essere
quel Paese prospero e florido di un tempo.
L’ultimo intervento è stato quello della sindacalista
della CGIL Lucia Merlo che ha posto l’attenzione
sulla precarietà del lavoro definita “la più
vergognosa forma di sfruttamento del lavoro”. Il
lavoro precario crea nuovi poveri perché determina
un’instabilità delle condizioni vita; i nuovi poveri
sono anche quelle persone che lavorano e non
riescono a soddisfare i propri bisogni a causa del
depauperamento dei salari e della conseguente
perdita del potere d’acquisto; un’altra tipologia di
poveri sono anche i pensionati che devono sopperire
alle condizioni dei figli in assenza di un vero
welfare. Insomma, un’analisi corposa e approfondita
sul difficile momento che stiamo vivendo
fatta dall’ultimo baluardo della Sinistra e culminata
con un aperitivo, tanta buona musica e una
colletta solidale per condividere un momento conviviale
perché, come recita il motto usato dal circolo
di Ururi del PRC “La Crisi ci vuol poveri e noi rispondiamo unendoci."